Sabato 10 ottobre 2015, presso la Casa del Volontariato a Monza si terrà la presentazione del Progetto Emanuela, finanziato dall’Associazione Luce e Vita all’interno del reparto di Ematologia Adulti dell’Ospedale San Gerardo di Monza.
Il titolo che è stato dato all’evento è “Dare parola al dolore, una modalità per parlare ai bambini della malattia di un loro genitore“.
Aspettiamo chiunque voglia partecipare alle ore 16.30 a Monza, in via Correggio 56, presso la Casa del Volontariato.
Pieghevole, lato 1
Quando una malattia grave colpisce la nostra famiglia, se c’è un bambino preferiamo quasi sempre tacere con lui, pensando così di proteggerlo, convinti che i bambini siano troppo piccoli per capire e vadano protetti dai fatti dolorosi della vita. Ma un bambino percepisce subito che qualcosa è cambiato, anche se non capisce cosa sta succedendo. E sono proprio l’incertezza e la confusione prodotte dal nostro silenzio che più lo disorienta e che rischiano di lasciarlo solo davanti a qualcosa che è più grande di lui. Quando poi scoprirà la verità si sentirà tradito da coloro di cui più si fida. Invece se un bambino viene “accompagnato” in modo paziente e rispettoso attraverserà il tunnel di quel dolore uscendone non solo integro, ma spesso rafforzato.
É possibile avere maggiori informazioni sulla pagina dedicata al Progetto Emanuela.
Pieghevole, lato 2
L’associazione Luce e Vita ha appoggiato e sostenuto la realizzazione del Progetto Emanuela all’interno del reparto di Ematologia Adulti dell’ospedale San Gerardo di Monza considerandolo fortemente innovativo in merito al sostegno rivolto ai genitori e ai loro figli, fin dalla più tenera età e inserito nel contesto del supporto psicologico che l’associazione offre a pazienti e familiari.
Il progetto sarà motore di una radicale trasformazione dell’abitudine mentale a considerare i bambini non adatti alla quotidianità ospedaliera o addirittura soggetti da tenere lontani. Al contrario, la loro visita ai genitori ricoverati può aiutarli ad allontanare il timore verso il luogo ‘ospedale’ ed essere di grande supporto durante il pediodo di cura.
Aggiornamento del 14/10/2015:
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